domenica 6 luglio 2014

Il maiale

La fredda serata stava volgendo al termine, ammantando i verdi prati di un'umida patina luminosa. Gli stomachi borbottavano rumorosamente. Isegrim osservò triste la loro unica preda della giornata: un piccolo e rinsecchito coniglio bianco. Forse cone quel po di erbe che avevano trovato nei pressi del laghetto, almeno poteva diventare saporito. Così si rassegnarono al magro pasto e iniziarono a raccattare un po di legna per accendere il fuoco. Il buio stava scendendo veloce. Anche con le migliori intenzioni non avrebbero scorto più un bufalo neanche a pochi passi.

D'un tratto Palanthas, raccogliendo qualche rametto di Faggio rinsecchito, senti un forte scricchiolio nel sottobosco. Aguzzò la vista e gli parve di scorgere qualcosa.
“Isegrim!”, sussurrò al piccolo compagno.
“Vieni, mi sembra di aver visto qualcosa”.
Lo Hobbit si avvicinò silenzioso al Dunedain, e aguzzò anchegli la vista.
“Si! L'ho visto. Sembra grosso. E' troppo buio. Ma sono quasi sicuro che sia un maiale selvatco!”
“Presto! Prendiamolo! Tu vai verso qual lato.”, disse Palanthas.
“Oggi stufato misto di Maiale e Coniglio!”, gongolò Isegrim.
Isegrim, senza fare alcun rumore, si inoltrò nel bosco dove questo si infittiva maggiormente, cercando di avvicinarsi alla preda di fianco. Palanthas invece si mosse nel bosco dritto verso dove avevano scorto l'animale. Un po più rumoroso dell'hobbit ma sempre silenzioso. Con versi quasi inconfondibili si facevano segni reciproci per segnalare la posizione.
Il buio si infittiva sempre più, gettando scure ombre fra i grossi tronchi del bosco. Isegrim rabbrividiva, stringendosi addosso i vesiti imbottiti. Sentiva i segnali dell'amico ma ancora non scorgeva segni della loro preda. Quando, quasi senza accorgersene, arrivò ad un piccolo spiazzo ricoperto da un fitto tappeto di felci. Nel fitto buio scorgeva a malapena la figura nera davanti a se a pochi passi. Rimase immobile per un attimo, poi, senza alcun rumore, tirò fuori la spada, emise un impercettibile verso simile a quello del Passero Nero, e poi con un urlo si gettò verso la figura.
Quasi allo stesso tempo un'altro urlo proveniente dall'altro lato spazzo la tranquillità del bosco, e l'alto Dunedain apparve anche lui diretto a tutta velocità verso la grossa preda, prandendo una lunga lama puntata come una lancia.
La grossa figura rimase immobile come una statua, poi, quando i due cacciatori le erano quasi addosso, si volse verso di loro lentamente e ringhiò! I due valorosi avventurieri si bloccarono all'istante con uno sguardo misto di meraviglia e terrore.
La grossa figura davanti a loro era si di dimensioni pari a quelle di un grosso maiale. Il corpo ricoperto da grossi peli irsuti fremeva e i grossi muscoli si gonfiavano. La grossa e fiera testa dagli occhi fiammeggianti fissava i due avventurieri dritto negli occhi. Le fauci bavose si socchiusero minacciose mostrando una schiera di enormi e appuntiti denti sicurvi, scalfiti da mille battaglie contro le sue prede.
Il grosso Warg sembrava quasi sorridere. Piegò le possenti zampe e con uno scatto poderoso di gettò verso il Dunedain. Questi, colto dal terrore, gettò via la spada e scattò verso fra gli alberi, spinto dalla paura della morte imminente. Dimostrando un sangue freddo invidiabile, Isegrim corse dietro al grosso lupo demoniaco che inseguiva con lunghi balzi Palanthas, schivando i tronchi degli alberi. Cercò in tutti i modi di attirarne l'attenzione, sbuffando paurosamente mentre mulinava le corte gambe a più non posso.
Ad un tratto si ritrovarono nei pressi del loro bivacco improvvisato. Il lupo era sempre più vicino a Palanthas che stava iniziando a divenire piuttosto stanco. Isegrim colto più dalla disperazione, prese al volo il coniglio rinsecchito e con un lancio memorabile, lo fece ricadere giusto adavanti alle zampe dell'Warg. Questo, piuttosto sorpreso, non riuscì ad evitarlo e vi inciampò, facendo un ruzzolone e un paio di capriole. Sbuffò arrabbiatissimo. Si rialzò lesto e voltò lo sguardo pungente sull'Hobbit, poi sul Dunedain. Poi l'odore del sangue del coniglio lo attirò maggiormente. Lo addentò famelico.
Palanthas e Isegrim ne approffittarono subito e corsero verso gli alberi più grossi e alti che riuscirono a trovare. Vi si arrampicarono fulminei e si accovacciarono il più in alto possibile. Dopo non molto il terribile scrocchiare delle fauci del lupo terminò e sentirono i passi pesanti e lo sbuffare che si avvicinarono agli alberi dove si erano arrampicati.
L'Warg si avvicinò prima all'albero di Isegrim, annusando e raspandone la base come se volesse sradicarlo. Poi con passo tranquillo si avvicinò a quello di Palanthas e si accovacciò fra le radici, posando il grosso corpo fra alcune felci. Non molto dopo il suo pesante respiro divenne regolare.
“Sta dormendo, Isegrim! Scendi e dagli il colpo di grazia!”, sussurrò appena Palanthas.
Dall'altro albero, nascosto fra i tronchi rispose lo Hobbit:
“Se permetti, ho trovato un angolo fra due rami comodissimo! Rimarrò qua rannicchiato fino a che quella bestia non sarà lontana almeno un miglio!”.
Lo stomaco del Dunedain borbottava ancora di più pensando alle piccole ma succose ossa del coniglio, i cui resti scorgeva appena poco lontano. Ma si rassegnò e cercò di sistemarsi il meglio possibile fra i rami.
La notte si fece gelida ed umida, ma alla fine passò in un dormiveglia continuo, continuamente risvegliati dai versi del lupo che ogni tanto si alzava per fare qualche passo e dalla posizione non certo comoda. Ma, alla fine, il sole pallido spuntò fra i rami impregnati di brina spumosa, squarciando la bianca foschia come guizzanti lame luminose.
Torcendosi le membra indolenzite, guardarono verso il basso ma non scorsero più il grosso corpo dell'Warg. Scesero con estrema attenzione, ma alla fine il lupo era sparito. Raccattarono le loro cose, intorpiditi e affamati più che mai e ripresero il cammino un po tristi.

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