domenica 20 dicembre 2009

Un piccolo intoppo


"Mi chiedo dove sia quella la!", disse ancora Salia rivolta sempre al Doroi. "E' qua. Non temere vecchia fattucchiera!".
"Ah, eccoti Nimoas!", gracchiò Salia, "Vieni con me nella sala azzurra. Dobbiamo terminare tutti gli intrugli in tempo per la Festa della Luna!". La piccola Jana zampettò affianco a Salia dicendo: "Almeno mi insegnerai la malia della rana?"
"La malia della rana?" esclamò Salia "Temo che dovrai attendere ancora 100 Lune, Jana. Le fattucchiere non amano insegnare le pozioni magiche alle streghe novelle!", ma per Salia la piccola Nimoas aveva qualcosa di speciale...qualcosa che le altre non avevano.
E così dicendo Salia con un gesto secco fece segno al Doroi di andarsene. Dopo di che l'apertura si richiuse lasciando nell'oscurità le due, ma in breve un soffuso, soffice e cangiante bagliore illuminò la superficie della roccia mostrando uno stretto cunicolo che si perdeva nell'oscurità. "Andiamo Nimoas. Scendiamo fino alla Sala delle Radici. Devo prendere delle cose. Poi andremo nella Sala Azzurra. Mi raccomando quando passiamo lungo il corridoio dei Kyarli non dargli attenzione e non guardarli!"
*Perchè mai vorrà privarmene* pensò la Jana, ma non fiatò e seguì le istruzioni che la vecchia Salia le aveva dato. Il cunicolo era veramente stretto e Salia e Nimoas, passavano una alla volta attraverso quelle rocce umidicce e viscide. Salia faceva strada e la Jana la seguiva incuriosita; cercava di capire cosa c'era oltre quel cunicolo che puzzava di muffa e i suoi occhi erano fissi sulla nebbia luminosa che veniva fuori dall'apertura della Sala delle Radici.
Salia si fermò appena prima dell'uscio e socchiuse gli occhi, cercando di fissare qualcosa. D'improvviso con un gracidare sconnesso un Gapfabino sgusciò fuori dalla nebbia saltando verso la strega, che con un fulmineo gesto lo prese al volo tenendolo stretto con le dita ossute e taglienti.
"Come osi profanare i nostri luoghi sacri, essere inferiore!", e con uno strattone lo gettò via. Il Gapfabino saettò via stordino infilandosi in uno stretto pertugio. Le due streghe si inoltrarono oltre la nebbia, nella sala.
Era come entrare nel ventre di qualche gigantesca bestia, con le pareti che sembrava pulsassero, nella luce cangiante degli strani muschi che vi si attaccavano, fra le tante radici che uscivano e fremevano quasi. Qua e la grossi vermi scricchiolavano. Salia si avvicinò ad una grossa roccia, al centro della sala, ricolma di buchi e fessure piene di polveri colorate, strani semi contorni e sostanze fumose e puzzolenti.
"Ecco vedi Nimoas, ci vuole il tempo giusto perchè l'acqua nera delle bacche si depositi bene. Dopo di che non ci vuole più tanto. Seguimi bene", concluse iniziando a mescere piano piano il contenuto di uno dei buchi nella roccia con un mestolino ricavato da un nodoso rametto di ginepro. Poi, dopo non molto, con l'altra mano prese tre semi verdastri. A Nimoas parve quasi che i semi si lamentassero mentre Salia li immergeva nell'acqua nera. Per un attimo i semi rimasero a galla, poi si gonfiarono e scesero verso il fondo.
Salia disse: "Benni benni, in cust'ora, e cicca ancora in fundu, cun custu sinnibiri chi ti fai beni a su coru biu!" e lo strano composto sembrò sfrigolare per un lungo istante. Poi, con uno strano movimento della mano, Salia tirò fuori il mestolo e l'acqua divenne d'improvviso limpidissima, e quasi invisibile!
"Ecco Nimoas. La pozione è pronta. La prossima la farai tu da sola!", sussurrò compiaciuta Salia. "Osserva!", disse ancora, prendendo una piccola bottiglietta di legno. La poggiò affianco al buco nella pietra e soffiando, con un'altro gesto strano della mano, fece uscire tutto il liquido facendolo entrare nella bottiglietta.
"Ora portalo dall'Alto Mago, e ricordati che devi darlo solo a lui! Passa dal solito posto, in silenzio. Prendi il secondo cunicolo che porta sotto la sua torre. L'altro l'ha chiuso", disse ancora Salia.
"Perchè è chiuso Salia? Era il più veloce!", chiese Nimoas.
"Non fare domande Jana!", disse Salia stizzita, "Ha i suoi motivi. Sono tempi bui e pericolosi, come non mai ad Iklos. Ora vai e fai in fretta piccola!", concluse la fattucchiera.
Nimoas prese la bottiglietta con un po di venerazione e la nascose in una delle sue tante tasche e si affrettò veloce nella cangiante luce dei tunnel.

domenica 22 novembre 2009

La casetta del Ranocchio



Le vecchie di Iklos lo sanno. Quando vedi delle Rane dei Funghi vicino a casa tua, allora ti conviene cercare un posto migliore dove andare! Dove ci sono le rane, vuol dire che spunteranno i Funghi di Munos e allora nessun animale ne uomo o che, potrà più vivere nei dintorni, se non con il pensiero di essere corrotto dal maleficio dei funghi!


Solo le rane gialle sono immuni al veleno dei funghi di Munos. Li mangiano persino, senza batter ciglio! E così il buon Parvos, che abitava in questa casa, in fretta e furia, prima dell'arrivo dell'inverno, è dovuto fuggire via.








Tornerà forse per l'estate, sperando che le rane dei funghi abbiano fatto piazza pulita, e così Parvos e la sua famiglia potranno tornare a vivere nella loro casetta.

domenica 11 ottobre 2009

La Torre di Kiral

Non lontano dal limitare di Boscoverde il Grande, sorgevano ricche fattorie di Uomini del Nord, apprezzate per la qualità della carne e dei formaggi e per l'ottimo luppolo. Era un periodo di pace e prosperità, anche se così lontano dalle grandi

venerdì 4 settembre 2009

Cose strane

Ci sono cose bellissime che succedono nella vita e ci sono anche periodi nei quali tutto, anche le cose più banali sembrano straordinarie. In altri momenti invece anche le cose più belle non ti danno passione e coinvolgimento e una bella luna piena nella notte può sembrare un semplice disco luminoso butterato. In questi momenti c'è il pericolo che cose belle e uniche ti passino di fronte e volino via, senza che tu possa assaporarle. Valori imprescindibili, come l'amicizia e l'amore, la passione, la fatica, le soddisfazioni personali, quasi scompaiono in una deriva tranquilla nel fiume della vita. Sono periodi di ricarica interiore forse. Poi in altri momenti una piccola bambina con un vestitino rosa ti riempie di piacere, un piccione fastidioso e goffo diventa magari una sinuosa creatura dal canto soave. Sta tutto dentro di noi. Noi stessi ci procuriamo le tristezze, spesso quando è più inutile, quando tutto sembra andare bene nella vita. E magari quando tutto va male e siamo pieni di problemi "esterni", dentro siamo felicissimi e vediamo tutto positivo.
Poi ci sono anche dei momenti, o forse è sempre così!, nei quali non si capisce il mondo e le cose. Cos'è l'amore? L'amicizia? Certe volte è difficile comprendere. Forse in quei momenti nei quali non si riesce a godere dei propri sentimenti. Un amico, che pure ti sta vicino ed è sempre lui, simpatico, disponibile, pronto ad aiutarti, può diventare anche fastidioso. Una sposa amorevole diventa un peso. Una mamma affettuosa diventa noiosa. Un amante focoso diventa insoddisfacente. Ci sono rapporti e relazioni che non si capiscono e che non si godono come si dovrebbero. Per un uomo, una buona amica, come succede spesso, può comportare un coinvolgimento diverso, più profondo, d'amore anche. Allora, quando non si possono giustamente soddisfare alcune aspettative, inconsce che vengono dal cuore da sole senza neanche volerlo, diventa difficile e molto doloroso e i pensieri diventano storti. Senza volerlo. E ci vogliono periodi di distacco per capire le cose strane e aspettare che si sciolgano lasciando poi un'amicizia ancora più bella e profonda talvolta.
Certe volte un viaggio lontano, in cerca di fortuna, di lavoro, comporta un distacco dalla propria terra, una dolorosa nostalgia e qualsiasi cosa, anche un ricco stipendio, una casa bellissima, una moglie amorevole, diventano odiosi e spiacevoli e non si vede l'ora di rimpatriare.
In questi momenti strani viene da pensare che l'unica certezza è il dubbio, ma in realtà l'unica certezza è che il mondo è bello perché non si smette mai di imparare!

Aquila scendi qua con me

Una tartaruga disse ad un'aquila: "Scendi e fermati un po con me. Ecco, così puoi capire come mi sento" e l'aquila rispose: "Hai ragione. Ora ti capisco. Prima da lassù vedevo tutto dal mio punto di vista". "Certo!, rispose la tartaruga, "impara e non dare per scontato che il tuo modo di pensare sia quello giusto. Ognuno ha il suo tempo, e spesso nel suo cuore ci sono cose che puoi vedere solo se pensi come lui".
"Ora capisco meglio tartaruga", disse l'aquila, "E ora che sono qui accanto a te e camminiamo piano fra l'erba, vedo e capisco cose che non avevo capito. Ti porterò lassù con me, così anche tu potrai vedere e sentire come me e capirai il mondo come lo vedo io". tartaruga rispose, "Accetto volentieri Aquila, e sarò sempre pronta a ricredermi sull'amicizia, sull'amore e su tutto. Ricorda, devi sempre imparare da tutti"

venerdì 31 luglio 2009

Dirk Dunkelwelt, chi è

Dirk è magro e alto, ma abbastanza forte ed agile. Ha la carnagione chiara, appena scurita dal sole freddo di Germania e Inghilterra. Tiene i capelli, nerissimi, lunghi fino alla nuca ma sono piuttosto radi e scapigliati e il viso è segnato dalla vita all'aria aperta e solcato da profonde rughe che attorniano i suoi occhi dallo sguardo profondo e cangiante, come se di continuo cercasse di sfuggire all'esame delle altre persone. E' facile rimanere perlomeno perplessi dai suoi occhi, e non di rado chi lo guarda abbassa lo sguardo quasi impaurito.
Nonostante non abbia una gran cura dei vestiti, ha una cura quasi maniacale nella scelta degli abiti, preferendo il marrone e il beije, tanto da apparire come un Lord. Uno sguardo attento però può far notare l'usura del vestiario e taluni elementi fuori posto.
Dirk ha grandi mani dalle dita lunghissime, che muove di continuo e un naso sgraziato e storto. La bocca è fine e il sorriso può essere un po inquietante, con i suoi denti molto distanziati l'uno dall'altro. Porta dei doppi occhiali che tiene a metà naso, e cambia continuamente visuale, chiudendo e aprendo le doppie lenti e anche "sguardando" da oltre gli occhiali.
Cammina leggermente gobbo, ma quando deve fare sforzi fisici come anche correre, rimane ben eretto.
Ha uno strano segno a forma di cristallo di neve sulla guancia sinistra che cerca di mascherare, non si sa perchè, usando fondotinta da donna, che tiene sempre in uno dei suoi eleganti taschini.

lunedì 13 luglio 2009

Yeti dei Monti Burrosi



Un tempo alquanto diffusi, questi esseri molto estroversi, vivono fra le valli e le vette dei Monti Burrosi, noti per la loro neve perenne dal sapore dolce e pieno, specialmente dopo una spruzzata abbondante di zucchero a velo o cacao sopra.
In realtà si pensa che la neve, data la scarsissima caduta dalle nuvole, sia frutto dell'opera degli Yeti Burrosi maschi che adoprandosi alacramente col proprio membro atto alla riproduzione, hanno nei secoli colmato le valli di un delizioso succo alla vaniglia, molto nutriente e ricercato nelle gelaterie elfiche delle valli sottostanti.
Ancorchè difficilmente raggiungibili, queste valli sono meta di numerose spedizioni commerciali nanesche, provviste di apposite carrozze chiuse in metallo a temperatura controllata.
La sfortuna vuole che un'altra ricercata primizia degli Yeti Burrosi, sia la loro pelliccia morbidissima, di cui i nani hanno fatto manbassa nel tempo, non preoccupandosi minimamente dell'incolumità del contenuto della stessa pelliccia!

lunedì 6 luglio 2009

Un grande passato


Era nero, come tutti i giorni. Nero di polvere della fucina calda e soffocante dove stava tutto il giorno, tutti i giorni dell'anno. Batteva e batteva sull'incudine e torceva, affilava bellissime spade temprate d'acciaio dei Monti Brumosi. Era un incessante lavoro, duro. Il suo corpo era diventato possente e resistente, temprato come e più dell'acciaio che batteva. E anche il suo cuore era duro e nero. Era giunto li, in quello sperduto villaggio in mezzo ai ghiacci un anno prima e non aveva altro che un piccolo seme e poco altro addosso.
Nessuno sapeva chi era e nessuno mai glielo chiese. Subito iniziò a lavorare in una buia fucina abbandonata da mesi, dopo che il vecchio fabbro era morto di vecchiaia.
Lavorava incessante e produceva bellissime lame che partivano per le valli. Parlava poco e nessuno sapeva perchè era giunto li.
Quella sera uscì quasi all'imbrunire e salì il solito sentiero ripido e scosceso. Solo lui conosceva quella via. Aveva trovato quel posto poco dopo essere arrivato.
Saliva piano, alla luce tenue del tramonto. Come un ombra leggera giunse infine molto in alto, rabbrividendo appena per il gelido vento dei monti.
Ecco che arrivò in un piccolo anfratto protetto dalle intemperie. Accese una piccola lanterna e la poggiò sulla roccia piano piano, quasi con devozione.
Osservò la piccola pianta, esile. Aveva un unico stelo flessuoso, in cima al quale un piccolo fiore ancora addormentato era chiuso nella morsa del gelo.
Lui prese da una tasca un piccolo otre e iniziò a versare con una strana delicatezza acqua ai piedi del fiore. Questo sembrava quasi fremere.
Una scura e forte mano quasi accarezzò il fiore rinchiuso nel ghiaccio.
"Non è ancora ora di partire ed amare di nuovo", disse con una voce malinconica, socchiudendo gli occhi, pensando e sognando.

venerdì 19 giugno 2009

Tiro a Segno







"Non frignare caccola!", urlò Grugnik rivolto al tremante Bilbik, "Non ti uccido ancora, sto solo cercando di prendere bene la mira!"







"Ti prego!", frignava il goblin, "mi gira la testa! Smettila!"





Il mulino

Il buon Makel saliva come suo solito col carretto pieno di grano da lavorare lungo la collina. Era felice per la giornata, passata veloce e piacevole fra i campi ed al villaggio. Poco prima aveva bevuto della buona birra alla locanda con Jeryl e la dolce Sanriel. Dopo tanto tempo aveva trovato il coraggio di invitarla alle danze di Mezzautunno. Sarebbero stati grandi festeggiamenti con un torneo di Tiro con l'arco eccezionale e Makel aveva in serbo delle freccie molto speciali!



Ma ora doveva scaricare tutto quel grano al mulino. Senza il denaro del suo lavoro di certo non avrebbe potuto permettersi di acquistare quel legno da quell'elfo!
Avrebbe costruito l'arco più preciso di tutta la regione!

mercoledì 27 maggio 2009

Dirk Dunkelwelt

Nato a Darsberg il 23 Gennaio del 1979

Residenza Greiner Str. 9, Darsberg

“Il Topo dei Tomi”

Per anni Dirk ha studiato in una vecchia sala della chiesa gotica di San Sebastiano a Darsberg. Spulciando vecchi libri della biblioteca centenaria del villaggio tedesco. I suoi studi teologici lo portano col tempo ad avere una profonda conoscenza del pensiero di alcuni monaci che nei secoli passati avevano creato una sorta di confraternita molto progressista.
Le sue convinzioni religiose pian piano si sgretolarono nei meandri degli scritti dei monaci, pieni di oscure allusioni, dubbi sull'esistenza di Dio, sull'utilità del cristianesimo, della stessa religione di Cristo. I monaci basano le loro convinzioni su strani accadimenti attorno al villaggio, visioni di creature dagli strani poteri, e riti degli abitanti locali per scongiurare queste creature e questi fenomeni. Il rito della ruota di fuoco in particolare sembra poter scongiurare i demoni del buio. Ancora oggi nel villaggio a carnevale una ruota di fuoco viene gettata lungo una collina.
Una notte, dopo una lunga lettura nella vecchia sala Dirk vide qualcosa nel bosco; qualcosa che si muoveva ma non doveva muoversi e neanche esistere. Il ragazzo cercò di urlare ma non uscì nulla dalla sua bocca. Dirk fuggì via con gli occhi spalancati verso casa sua. Si gettò dentro e bevve un'intera bottiglia di vino. Ma fece incubi lo stesso per tutta la notte, ricordando tutto quello che aveva letto nei polverosi libri ma sopratutto quella cosa strana, luminescente, indescrivibile. Il giorno dopo partì per Londra, da un cugino, ed ebbe notevoli difficoltà anche solo a fare il biglietto perchè non parlava più; nulla usciva più dalla sua bocca, se non un flebile fischio rauco. Ma presto ci fece l'abitudine e col tempo, fra le strade ordinate di Londra, la sua innata curiosità lo portò ad esplorare misteri ignoti fra polverosi tomi di grandi biblioteche e vecchi abitanti dei villaggi delle campagne.
Si ripromise di tornare prima o poi a Darsberg, per capire.

giovedì 23 aprile 2009

Hellen, la fine


Jim rivide la sua amata e lacrime amare iniziarono a scendergli lungo le guance. L'orrore era profondo e penoso mentre osservava il viso bellissimo di quel mostro venuto dai recessi più remoti. Sentiva i rumori come offuscati. Il botto degli spari di Jack e Darwin e la risata isterica del dottore. Il braccio scheletrico della creatura con le sue lunghe e micidiali unghie si scagliava contro tutti e colpiva facendo schizzare sprizzi di sangue. Poi d'un tratto il corpo flaccido e maleodorante di Hellen si gonfiò quasi fino ad esplodere e dalla dolce bocca fuoriuscì un getto di vomitevole sostanza urticante che colpì in pieno il cartografo e Brian. Urlarono di dolore e subito Brian si strappò di dosso la giacca e il resto dei vestiti urlando.

venerdì 17 aprile 2009

Hellen


Un umido alito muoveva la ragnatela leggera, facendola fremere. Le pietre della cripta erano antiche e logore e scure per il fumo delle candele. Molte erano ancora riposte nelle nicchie assieme a fiori marciti e piccoli ninnoli.
Al centro il grande tavolo in pietra con tanti delicati bassorilievi ospitava i resti della donna, avvolta in un profumato vestito bianco; ancora profumato dopo 4 anni. Le ossa erano bianche e lunghissime unghie flessuose si attorcigliavano. Lunghi capelli di seta avvolgevano il teschio fine e delicato. Un piccolo e bellissimo anello scintillava attorno alla falange.

mercoledì 11 marzo 2009

Butterflies

Ci sono momenti in cui le persone sono senza una meta, senza la pietra sotto i piedi, senza idee e senza progetti. Ma ogni volta si rinasce come fenici dalle fiamme. Come piccoli bruchi che dormono tutto il giorno, pieni e gonfi, appesi e prigionieri di un umida foglia, poi con la magia rinascono splendidi farfalle colorate, che volano, esplorano, vedono fiori di ogni profumo e ogni colore.

lunedì 9 marzo 2009

Il viaggio di Frodo



Non da molti giorni avevano lasciato Gondor, diretti verso il loro Oscuro Obiettivo. Lontano già vedevano il cupo e oscuro pinnacolo del monte. I loro cuori si facevano sempre più pesanti e offuscati dall'Ombra di Sauron. Ma erano decisi nella loro impresa, Frodo e Sam, piccoli fra i boschi dell'Ithilien ma impavidi.
Erano gli ultimi freschi passi fra le radure e gli alberi delle foreste di quella bellissima striscia di terra che li separava dalle tetre lande della casa dell'occhio di fuoco e di terrore.
Salirono fino in cima ad una collina cinta da grandi roccie colme di muschio profumato, sentendo lo sciabordio di un ruscello, e Frodo si inerpicò fino in cima ad una grossa roccia, affacciandosi oltre un bel laghetto gelido. Presto Sam tirò fuori un piccolo secchiello e una lunga fune dal suo ingombrante ma fornitissimo bagaglio e lo tese a Frodo, che gettò il secchio nello specchio scintillante, tirandò su forse gli ultimi sorsi di acqua pura e incontaminata, prima di continuare il tragitto verso il destino della Terra di Mezzo.

Dedicato a Simona

martedì 27 gennaio 2009

Rylian d'Emmet


"Testa bianca" come d'abitudine stava preparando la carrozza per la partenza. Era stata una serata proficua in quel piccolo ma accogliente villaggio; calorosi applausi avevano chiuso la recita e Rylian aveva letteralmente riempito le stive delle provviste con ottime salsiccie salate. A notte inoltrata, dopo un breve riposo, il mezzelfo stava preparando i carri per il viaggio. D'un tratto, nel gelo della notte, vide un fugace movimento in un carro. Vi si avvicinò cauto ma non fece a tempo neanche a vedere bene cos'era che sentì un fortissimo colpo addosso e un'ombra nera che lo scaraventò a terra.
Svenne. Dopo un tempo infinito, dolorosamente e con le ossa fredde e umide, si svegliò. Non c'erano più i carri. Un vecchio contadino si avvicinò a lui, dopo che il suo cane rinsecchito aveva annusato l'odore del mezzelfo. Il vecchio lo toccò con un bastone e gli disse:
"I tuoi amici ti hanno lasciato solo. Se ne sono andati. Questa notte sarà la più fredda d'inverno. Dovresti trovarti un posto dove stare, prima che ti si ghiacci il tuo bianco sedere elfico!"

martedì 6 gennaio 2009

L'ultimo ripostiglio

Non era uno dei quartieri più poveri, ma poco ci mancava. Gran parte dei suoi abitanti non erano che gli operai più semplici e non ricordava che pochi capomastri in alcune delle abitazioni più esterne, vicino alle grandi vie. Ma lui era nato li, e aveva deciso di rimanerci, nonostante il suo lavoro minuzioso di artigiano meccanico gli poteva permettere di spostarsi in un quartiere superiore, più asciutto e più vicino ai Condotti. Piano piano, già dai primi tempi di apprendistato presso Garvik, aveva speso molto del suo guadagno per abbellire le pareti del suo alloggio. Era un suo sogno, quello di rivestire le dure pareti di granito di morbide liste di pino. Forse erano le sue origini di Fahvir, il popolo che abitava ancora alle falde dei monti, al limitare delle grandi foreste, in case di pietra e legno, robuste come tutte le abitazioni del suo popolo, ma molto simili a quelle degli uomini.
...continua

giovedì 1 gennaio 2009

La grotta del presepe




Ecco, questa è la grotta che feci 3/4 anni fa per il nostro presepe familiare. Dopo qualche anno di onorato servizio ho deciso di metterci mano, vista anche l'usura e la necessità di urgenti lavori di manutenzione! Ho deciso anche di ampliarla un po, aggiungento un versante montuoso su cui metterò un piccolo villaggio lontano, ai piedi di un picco innevato.





Così ho iniziato a costruire l'armatura per aggiungere il pezzo di montagna, con il fiumiciattolo che scorre ai piedi, sgorgando dalla fonte sulla grotta. Ho recuperato un paio di casette e le ho incollate sopra, dopo aver ricoperto il tutto con cartapesta.















Ed ecco la grotta più o meno terminata; ho anche ampliato l'interno in modo da poter mettere con più comodità i personaggi all'interno. Per l'anno prossimo prevedo ulteriori migliorie!