venerdì 24 ottobre 2008

Che sarà?

Non lontano da una delle Fonti, appena al di sopra di un fitto bosco di quercie, tempo fa, non tanto ma abbastanza perchè un vecchio possa ricordarsi, un abile artigiano costruì un edificio un po strano rispetto agli altri sparuti che sorgevano nei dintorni. Un vecchissimo stregone aveva assoldato l'artigiano per erigere per lui il miglior laboratorio per i suoi esperimenti che potesse fare. Il vecchio stregone vide l'opera finita e rise. Rise tanto ma di certo rise anche perchè la sua mente era malata dalle erbe che ingurgitava e non capiva il genio dell'artigiano. Lo stregone in un impeto di pazzia, gelò l'uomo che aveva assoldato in un blocco di tempesta montana.
E così, la costruzione finì per non avere alcun proprietario fino a che un mercante che veniva da lontano, decise di farla sua, creando la bottega più rinomata per maghi e fatucchieri di tutta Iklos.
La Cantina dei Marchingegni

domenica 19 ottobre 2008

L'uovo lassù. parte 2

Il grande volatile si avvicinava sempre più, e sembrava quasi urlare di rabbia. Nolcai puntava forte i piedi sul nido, facendo scendere a strattoni l'uovo il più velocemente possibile, ma disperava di riuscire a fare in tempo. Ad un certo punto si alzò, sporgendosi pericolosamente lungo il bordo, tenendo con tutte le forze la corda. Vide lontano in basso, l'uovo che sbatteva fra i rami. Strinse i denti, sudando mentre i muscoli gli dolevano. Mancava poco! Era quasi sceso sopra il fitto sottobosco.

Con un ultimo grande sforzo, tese le gambe e fece scendere ancora la fune, poi, in un vortice di aria e di urla gracchiati, il Rasac gli fu addosso. Il giovane di Iklos fece appena in tempo a scansarsi e gettarsi sul bordo del nido, mollando la fune. Vide con gli occhi spalancati la lunga corda che cadeva nel vuoto, serpeggiando fra i rami, ma non riuscì a capire che fine aveva fatto il nido.

Si alzò rapido, cercando con lo sguardo l'uccello gigante. Senti alle sue spalle un'altra folata di vento ed un alito caldo addosso, e ancora una volta si gettò per terra, scansando di un soffio gli artigli.

Si girò, ansimando terrorizzato. Prese a cercare con spasmodica fretta fra le tasche, fino a trovare il Kukur nodoso. Prese il piccolo legno, e fece vorticare furiosamente la sfera bucherellata che era legata con una cordicella al legno, producendo uno strano fischio forte e fastidioso. Guardò verso il Rasac, con le braccia a pezzi, in ginocchio sul nido. Il volatile stava tornando verso di lui, furioso, ma in qualche modo sembrava impaurito, come preso da una strana indecisione. Volava contorcendosi e sfiorando con le grandi ali artigliate la volta della foresta, stracciando via qualche ramo qua e la. Poi ad un tratto si alzò in aria altissimo, planando sopra la testa del ragazzo da lontano, mentre questi, all'estremo delle forze, vorticava il Kukur senza sosta, ma sempre più lentamente. Passarono istanti interminabili e quando Nolcai pensava di essere sul punto di svenire, il Rasac volò via sopra la foresta fino a perdersi dietro il monte.

Il giovane smise di muovere il braccio, con un dolore tremendo. Era stremato. Si gettò a terra e si riposò per un po. Poi cercò di rotolare lungo il fondo del nido, fino al bordo. Prese a calarsi lentamente, con fatica, aggrappandosi il più possibile ai rami. Non ce l'avrebbe mai fatta a scendere ora. Aveva bisogno di riposarsi, ma non poteva stare lassù. Decise di scendere il più possibile, almeno fino ad un punto nel quale non fosse bersaglio degli artigli del Rasac. Era quasi buio e ogni tanto gli pareva di sentire il verso del Rasac lontano, e ogni volta trasaliva e cercava di scendere più velocemente, rischiando di spezzare qualche ramo e crollare verso morte certa. Era sempre più stanco, ma alla fine trovò un piccolo pertugio fra due rami, abbastanza lontano dal nido, e ancora tanto lontano dal terreno. Sperava che l'uovo fosse ancora intero e che nessun predatore se ne cibasse, ma ci sperava poco.

Si accoccolò al meglio e si gettò addosso una coperta. Si addormentò quasi subito. La notte fu piena di incubi e quando si svegliò alla luce del sole, urlò terribilmente per il dolore dei muscoli e delle ossa. Pianse per qualche minuto, cercando di stringere i denti. Il corpo era un dedaolo di fitte, ma si riprese e con vigore iniziò la discesa. Fu lenta e penosa. Ma alla fine arrivò a terra e si sdraiò nell'humus morbido e confortante. Del Rasac non vi era traccia.

Chiuse gli occhi e si riaddormentò nuovamente. Si risvegliò ancora dolorante, ma meno di prima. Era di nuovo buio. In qualche modo ritrovò il suo sacco, la coperta e cercò la sua piccola lanterna magica. Sfiorò la cupolina argentata pronunciando parole ai più incomprensibili, e una luce immobile rischiarò la lunga fune distesa tutt'attorno. L'uovo non c'era, ma un'estremità della fune si perdeva nel bosco, fra gli alberi bui come se qualcuno avesse preso il figlio del Rasac, trascinandolo via con se, come dimostravano anche rami rotti e l'erba schiacciata.

Nolcai raggruppò la corda e prese a seguirla, raccogliendola man mano. Sentì una specie di raschio fortissimo.

...continua

La casa di Juri



Proprio in cima ad una piccola collina, attorniato da un fitto bosco, un giorno il giovane Juri il Girovago, decise di costruire una piccola case, dove fermarsi ogni tanto dai suoi viaggi in giro per le terre di Iklos, in continua ricerca di nuovi strumenti per creare musiche e poemi di onore e guerra.




Ecco che così qualcuno può imbattersi in una casetta, semplice ma molto accogliente e magari può avere la fortuna di sentire dolci melodie se Juri è nella sua dimora.


mercoledì 15 ottobre 2008

L'uovo lassù

Non aveva dimenticato nulla, sperava. Per tutta la mattina aveva camminato inoltrandosi sempre più nella foresta, al fresco umido dell'ombra dei maestosi alberi nodosi. Era lontano da qualsiasi sentiero o passaggio fra quelli usati dalla sua gente. Neanche il vecchio Morgas passava di la per cercare le sue preziose erbe. Almeno non immaginava che poteva arrivare sino a dove lui si era spinto, perlomeno considerando le sue gambe stanche e anziane, ma sicuramente qui avrebbe trovato tante di quelle piante strane e rare. Ma lui aveva deciso di entrare nella Valle delle Rane e proseguire così tanto e anche così lentamente nell'intricato dedalo fra gli alberi, solo per trovare il tronco giusto su cui salire.
Ora si era concesso una breve pausa per mangiare qualcosa, giusto un tozzo di pane con un podo di quella deliziosa crema che preparava sua nonna e che, dicevano in molti, sarebbe bastata ad un Nurgle per sopravvivere per un mese! Riprese il cammino ben presto ed infine, quando lassù riusciva a scorgere la cima di Mont'Arruia, decise di cercare l'albero più grosso nei paraggi. Vide un gigantesco tronco con una rugosa e spessissima corteccia, segnato dai secoli, completamente ricoperto dal muschio viscido. Non sarebbe stato un problema salirvi, con i suoi scarponi uncinati. Infatti si mise subito all'opera, ed iniziò a salire rapidamente. Dopo non molto il muschio sparì, lasciando il posto ad una folta edera che saliva lungo il tronco. Si aiutava con i grossi rami che dipartivano decisi dal tronco principale, intrecciandosi spesso con gli alberi vicini.
Saliva, e più saliva più rimaneva meravigliato dalla vista. Mai era salito così in alto, prima, almeno non in quella zona. Pochi si inoltravano così tanto in quella valle e ancora meno si arrampicavano e potevano godere di una vista così ampia!
Finalmente, dopo una grande fatica, arrivò nei pressi della cima. Poco più in basso della volta più alta degli alberi, scorse l'obiettivo della sua ricerca. Proprio nell'intreccio di 4 grossi rami, fra i più grossi a quell'altezza, stava un gigantesco nido, contornato da una sorta di leggera foschia. Un nido enorme, largo come 5 uomini distesi. Non era molto lontano, in effetti l'aveva scorto quasi d'improvviso, uscendo dal folto delle fronde. Il nido era ben mimetizzato nel verde.
Quasi poteva toccarlo. Col cuore che batteva all'impazzata, guardandosi attorno, fece l'ultimo sforzo e si avvicinò al nido, sporgendosi. E vide quello che desiderava. Molti gli avevano detto che avrebbe dovuto scalare decine di nidi, per trovare un uovo. Ma lui sentiva nel cuore che sarebbe stato fortunato. Ed infatti il nido aveva un grande uovo! Proprio al centro, grande come un caprone. Entrò nel nido svelto ed aprì il sacco che aveva sulle spalle. Tirò fuori la lunga fune, fine e resistente che gli era costata un mese di lavoro presso il buon Ghillias. Avvolse il grande uovo in una rete che lui stesso aveva preparato, poi fissò un'estremità della fune alla rete. Con un grande sospiro, iniziò a far rotolare l'uovo nel nido, fino a farlo uscire da un bordo. Puntò ben bene le gambe sul fondo del nido e iniziò a far scendere pian piano l'uovo lungo l'albero.
Sentì lontano lungo la valle, proprio al lato del monte, un lungo e inquietante gracidare. Alzò lo sguardo e vide un'ombra nel cielo, proprio sopra la volta degli alberi che planava verso di lui. Un Rasac! Volava verso il suo nido...
...continua

sabato 11 ottobre 2008

Giochi!

Da buon bambino, ho sempre apprezzato i giochi. Ora, i giochi sono diventati più complessi, ci sono tante pedine, regole anche complicate talvolta! Ma sempre tanta fantasia. Ecco, così ho deciso di aggiungere qua una sezione, con la collezione dei miei giochini!!